easyJet chiede la cassa integrazione per i 932 dipendenti di Malpensa. Aerei a terra

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MALPENSA – La compagnia aerea easyJet ha chiesto al governo di Roma la cassa integrazione per i 1.469 dipendenti in Italia, di cui 932 a Malpensa. E’quanto emerge da una lettera interna fatta trapelare al di fuori del perimetro aziendale.

Stop ai voli

Nel frattempo anche easyJet ha deciso di interrompere temporaneamente i collegamenti da e per Malpensa (prima base italiana con oltre 8 milioni di passeggeri annui), Venezia e Napoli. Ma le ripercussioni economiche, secondo la low cost britannica, dureranno ben oltre il 3 aprile, giorno di cessazione delle misure straordinarie per fermare i contagi da Coronavirus. Si è registrata infatti, si legge nella lettera, «una forte diminuzione delle prenotazioni e dei ricavi per tutta la stagione estiva».

Cassa integrazione per nove mesi

Di conseguenza, «stante la natura della crisi, anche nell’ottica di salvaguardare nel lungo termine i posti di lavoro in essere, si rende necessario l’avvio di un programma di cassa integrazione straordinaria per la durata di nove mesi, fatta salva l’esigenza di ulteriori proroghe». Gli ammortizzatori sociali riguarderanno il totale delle persone in forza sulle tre basi italiane, 1469, così suddivisi: 309 piloti e 610 assistenti di volo basati a Milano Malpensa, 86 piloti e 195 assistenti a Venezia, 80 piloti e 172 assistenti a Napoli. E poi ancora il personale di terra: 13 a Malpensa, 2 a Venezia, 2 a Napoli. EasyJet chiarisce inoltre nella sua comunicazione interna che il numero delle eccedenze sarà pari, al massimo, all’80% del personale in forza e che una volta tornati operativi si avvierà un meccanismo di rotazione in relazione all’attività programmata nell’ambito di ciascuna base.

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