Fagnano, maggioranza sempre più nel caos. Al Castello tira aria di dimissioni

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FAGNANO OLONA – «Nemmeno quando litighiamo riusciamo ad arrivare a una conclusione». E’ questa la risposta che ha dato un esponente di Più Fagnano (che ha chiesto di restare anonimo, «perché il momento è davvero delicato») alla domanda: “Com’è andata?”, che abbiamo posto al termine della riunione, tesissima, che si è tenuta ieri sera, 11 maggio, al Castello.

Uno showdown al quale hanno partecipato più o meno tutti (assessori, consiglieri, parti politiche) della compagine che (diciamo come stanno le cose) amministra il paese. Riunione convocata per chiarire. Ma anche per capire, se e come andare avanti dopo le ultime roventi polemiche scatenate, dice sempre qualcuno, “sul nulla”. Risultato: il game over è nell’aria, tutti ne sono consapevoli, ma al momento nessuno ha il coraggio (perché è questo che occorre quando non si trovano vie d’uscite) di dire… “il Big Ben ha detto stop”.

Fuoco e fiamme al Castello

Anche perché l’incontro del Castello si è rivelato essere un po’ come Portobello road, quando vanno in scena gli ambulanti dell’antiquariato, in quanto molti degli argomenti messi sul tavolo e delle accuse sono ormai datati e risalgono ad almeno un anno fa. Schemi politici e accordi pre elettorali rivendicati non rispettati, votazioni in consiglio più da opposizione che da consiglieri di maggioranza e via e via. Fino ad arrivare alla querelle Moltrasi – Farè. La più recente e che ha fatto divampare l’incendio che per due mesi ha covato sotto la cenere del lockdown.

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Fuoco e fiamme nell’ufficio del sindaco, dove i toni si sono alzati parecchio e nell’occhio del ciclone, a secondo di chi parlava, sono finiti dentro un po’ tutti. A turno. E tutti sono usciti con ossa rotte, ferite da leccare e la certezza di non avere la piena di fiducia dei compagni di viaggio. Su una cosa la maggioranza è stata compatta: nel non risparmiare bordate. E perfino l’idea di tentare di parlare di rimpasto è naufragata prima ancora di essere messa lì nero su bianco. Poiché non sono le ipotesi su come rivedere la squadra che mancano. Quel che proprio non c’è è la capacità di trovare una sintesi in grado di smussare spigoli feroci e sotterrare rancori (politici) che hanno radici ben più profonde rispetto alla vita della coalizione di Più Fagnano.

Cosa potrebbe accadere

Di tutto. O quasi. Poiché il momento è davvero delicato. Ovvero passi il fatto che Più Fagnano che ha trionfato nell’urna solo 12 mesi mesi fa, si è ridotta ad avere la stessa forza di una fiammella al vento (che poi è una bufera) per dissidi interni. E passi anche il fatto che l’esperienza del centrodestra, tornato di un nuovo in sella dopo 5 anni di amministrazione di centrosinistra, chiuda per la seconda volta in anticipo e con ben poche cose concrete portate in porto. Tra le quali il pinguino refrigerante, se le cose non cambieranno, resterà a imperitura memoria.

Il filo, sempre più logoro, che tiene in piedi la maggioranza è ormai la remora di aprire, in un momento in cui la politica dovrebbe essere guida, al commissario prefettizio. Il quale sicuramente porterà pace al Castello (fuori no, perché si aprirà una campagna elettorale armata fino ai denti), ma imposterà una conduzione fatta di ordinaria amministrazione. Ed è proprio questo timore che al momento frena le dimissioni. Siano queste del sindaco o, come si vocifera, di qualche assessore.

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