Pinti in pole per guidare la Lega a Varese. Ma c’è chi spinge per Bordonaro

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Da sinistra: Pinti, Gualandris e Bordonaro

VARESE Dove va il Carroccio? Non quello nazionale scosso dalle recenti bordate di Giancarlo Giorgetti, bensì quello varesino. Al momento senza guida per via delle dimissioni del commissario cittadino Cristiano Angioy e in attesa di un nuovo commissario traghettatore che avrà il compito di portare a congresso la sezione cittadina della Lega.

La domanda, raccontano fonti interne alla Lega varesina, in qualche modo è stata posta proprio ieri sera (martedì 2 novembre) durante una riunione tra i militanti nella sede del Garibaldino. Certo, non in maniera così esplicita. E partendo da un’analisi dei risultati elettorali, dei possibili motivi che hanno pesato sulla sconfitta, ma anche dei punti di forza dai quali ripartire. Perché, comunque la si guardi, i leghisti varesini da qui ai prossimi anni, più che ragionare su come condurre l’attività politica all’opposizione, hanno l’urgenza di dover ricostruire la sezione.

Ricostruire la sezione

Se si guardano i numeri, al netto della filosofia politica, parlano chiaro e definiscono in maniera piuttosto netta i contorni della situazione. Dunque: il candidato sindaco del centrodestra, ma espressione del partito, ovvero Matteo Bianchi, non è di Varese. E su cinque consiglieri del Carroccio eletti in consiglio, solo Stefano Angei è varesino. Gli altri “vengono” tutti da fuori: Emanuele Monti da Azzate; Francesca Brianza da Venegono, Barbara Bison da Gornate e Matteo Bianchi, appunto, da Morazzone. Vero è che nella politica contemporanea i confini sono più labili, come è vero che anche gli eletti non varesini hanno consolidati legami (politici o di lavoro) con la città. Però fa specie il fatto che nella “culla” del Carroccio si faccia fatica a “trovare” leghisti cittadini, certamente uno spunto di riflessione da non sottovalutare.

Pericolo balcanizzazione

Anche perché al Garibaldino non è che si vada poi così d’amore e d’accordo. Al punto che non mancano militanti che hanno il timore di una balcanizzazione delle varie anime leghiste. Le quali, nella campagna elettorale appena conclusa, hanno o sotterrato l’ascia di guerra, oppure hanno evitato di dannarsi l’anima. Ed è proprio alla luce di questo che il commissario provinciale Stefano Gualandris dovrà camminare sul filo del rasoio per evitare di fare danni o acuire ferite e ruggini. A partire proprio dalla nomina del commissario.

In corsa non c’è solo Pinti

La versione ufficiale è che il sostituto di Angioy si dovrà limitare a condurre il partito a congresso. “Sarà una parentesi breve”, dicono i leghisti da più fronti. Ma tutti sanno che il nome del “Caronte” avrà il suo peso. Non tanto per quanto inciderà sul lavoro da portare avanti, quanto come segnale politico. Nel taschino di Gualandris, infatti, accanto al nome di Marco Pinti c’è anche quello di Marco Bordonaro. E ognuno dei due incarna (forse più nell’immaginario che nella realtà dei fatti) una linea: il primo vicino a Matteo Salvini, ma non certo distante da Giancarlo Giorgetti (e stimato da Roberto Maroni), il secondo più propenso a mantenere quegli equilibri che Matteo Bianchi in questi mesi da candidato ha in qualche modo ricompattato e tenuto insieme. Ma non è detto che l’effetto collante dovuto al mood elezioni duri a lungo.

Gualandris “osservato” speciale

Certo la scelta finale spetta a Gualandris, il quale dovrà anche tenere conto che la sua conduzione del partito, appena si spengono le luci e si chiude la porta della sede, non trova moltissimi estimatori. Non tanto per via del risultato negativo alle amministrative di Varese (in politica, in caso di sconfitta, si fa presto a trovare capri espiatori), quanto per la poca condivisione nelle decisioni prese in questi mesi da commissario provinciale. E senza dimenticare i maligni pronti a sostenere che Gualandris, “tirato fuori dalla naftalina” dopo un bel po’ di tempo, cercherà di impostare un percorso a lui favorevole anche in vista del congresso provinciale”. Altro campo di scontro, che non sarà immediato, ma rispetto al quale c’è già chi sta affilando le lame.