Masterplan 2035, «Quante falsità in nome del cemento»

Masterplan malpensa cargo ministero

Uni.Co.Mal. ha appreso dalla stampa le dichiarazioni del presidente di Regione Lombardia Fontana e del presidente di Confindustria Grassi riguardo la bocciatura da parte del Ministero sull’ampliamento della Cargo City nella brughiera di Tornavento. Noi abbiamo osservato che il parere ministeriale non annulla lo sviluppo della Cargo City stessa: infatti il masterplan 2035 approvato prevede prescrizioni negative solo sull’aumento del consumo di suolo, lo sviluppo potrà essere realizzato all’interno del sedime aeroportuale scegliendo uno tra i 7 scenari proposti da SEA ed ENAC e illustrati nel masterplan 2035. Sono stati indicati gli scenari 2 e 2A per cui non sussistono tutte le preoccupazioni di limitare un eventuale sviluppo di Malpensa compatibile con le future prospettive economiche del territorio.

Con tali dichiarazioni sembra di riascoltare le stesse voci di disastro economico di quando venne sospesa la costruzione della devastante terza pista un decennio fa! Le accuse del sig. Grassi al governo di mancanza di visione politica industriale riflettono, a loro volta, la sua mancanza di una visione globale ed ecologica ciò mette ancora più a rischio il nostro territorio per il fatto che ogni infrastruttura è buona e crea lavoro o lo distribuisce; ciò prende sviluppo da una ottocentesca visione basata sul binomio cemento + acciaio, una visione obsoleta. Ricordiamo che la nostra provincia di Varese è la quarta provincia più cementificata d’Italia. In particolare desta preoccupazione la zona Busto, Gallarate, Cassano (dati ISPRA). In Italia gli eventi estremi sono aumentati del 134% rispetto allo scorso anno, ragion per cui è bene non cementificare più il suolo. Per quanto riguarda un’eventuale mancata occupazione lavorativa a Malpensa, chiediamo al sig. Grassi e a tutti coloro che si schierano dalla sua parte se intendono quella pagata 4 euro all’ora.

Al Governatore Fontana consigliamo invece di recarsi a Bruxelles per supplicare la Commissione Europea di non applicare le nuove direttive UE sulla qualità dell’aria e scongiurare così la chiusura del 75% (sic!) delle aziende, di realizzare con soldi regionali una politica di investimenti per aumentare e migliorare gli impianti di depurazione industriale, di risanamento ambientale e il trasporto regionale, orientando le proprie scelte energetiche sulle energie rinnovabili (eolico, solare e idroelettrico), le uniche che possono permettere alla nostra inquinata Lombardia (ricordiamoci le foto satellitari della Pianura Padana) di intraprendere uno sviluppo veramente rispettoso della salute dei suoi abitanti e della suo ambiente naturale.

Questi due signori devono smettere di difendere solo i loro interessi partitici e categoriali scambiando un interesse particolare per bene pubblico.

Il Direttivo Uni.Co.Mal.