L’agenda giudiziaria del 2021: parte Mensa dei poveri, si chiude l’omicidio Macchi

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VARESE – Fitta e ben scadenzata (emergenza Covid permettendo) l’agenda giudiziaria del 2021 vedrà l’inizio del processo forse più atteso in provincia di Varese, quello della Mensa dei poveri, e il chiudersi di una vicenda giudiziaria risalente a oltre 30 anni fa: quella connessa all’omicidio della giovanissima Lidia Macchi, studentessa varesina assassinata con 29 coltellate nel gennaio del 1987.

L’omicidio di Lidia Macchi

Il prossimo 27 gennaio il destino di Stefano Binda, che per l’omicidio di Lidia Macchi fu arrestato nel gennaio 2016, si compirà. Binda, che si è sempre dichiarato innocente, era stato condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise del tribunale di Varese presieduta da Orazio Muscato.  Il 24 luglio del 2019 la Corte d’Appello di Milano, a fronte della richiesta di conferma della condanna al fine pena mai avanzata dal sostituto procuratore generale Gemma Gualdi, aveva completamente ribaltato l’esito del primo grado assolvendo Binda. Durissime nei confronti dell’accusa e del giudizio in primo grado le motivazioni della sentenza depositate dai giudici milanesi. Saranno gli ermellini a chiudere, in un senso o nell’altro, la dolorosissima vicenda.

La Mensa dei poveri

Il 19 marzo, in Fiera a Milano, si aprirà invece il processo Mensa dei poveri, l’inchiesta che nel maggio del 2019 aveva portato all’arresto, tra gli altri, dell’ex plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese Nino Caianiello, considerato dai magistrati milanesi l’anello di congiunzione di un sistema corruttivo e di incarichi e appalti pilotati a cavallo tra le province di Varese. La prima udienza dovrebbe vedere la riunificazione dei fascicoli a carico di oltre un centinaio di indagati. Ovvero il primo, che colloca già in sede di udienza preliminare indagati quali, ad esempio, l’ex consigliere comunale di Busto e coordinatore provinciale di Forza Italia Carmine Gorrasi e il consigliere regionale Angelo Palumbo, e il secondo, quello che ha visto la procura depositare a settembre le richieste di rinvio a giudizio tra gli altri per l’ex plenipotenziario di Forza Italia Nino Caianiello, l’ex patron di Tigros Paolo Orrigoni e l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi. Il 31 marzo si discuterà invece dell’eventuale ammissione a riti alternativi. In questa sede gli 11 indagati che nel novembre 2019 si erano visti rigettare dal Gip la richiesta di patteggiamento (il giudice per le indagini preliminari aveva ritenuto che applicare pene così basse di fronte a fatti gravi significasse avallare la possibilità concreta che gli indagati tornassero a commettere reati a discapito di quanti, fra imprenditori e professionisti, lavorano onestamente) torneranno a chiedere di poter patteggiare davanti al Giudice per l’Udienza preliminare.

L’inchiesta Krimisa

Il 2020 ha visto la chiusura in primo grado dei processi relativa all’inchiesta Krimisa che ha smantellato la locale di ‘ndrangheta radicata tra Lonate Pozzolo, Ferno e Legnano. I nomi sono gli stessi che compaiono anche nell’operazione Bad Boys, all’epoca gli “affari” della cosca vedevano protagonisti soprattutto bar e locali, 10 anni dopo si erano concentrati sui parcheggi a servizio dell’aeroporto nell’area di Malpensa. Il gup di Milano Anna Magelli lo scorso 8 settembre ha condannato a 14 anni e 8 mesi Vincenzo Rispoli, considerato il boss della locale (che domani, 9 settembre, a Busto affronterà la Corte d’Assise per l’omicidio di Aloisio Cataldo 12 anni dopo il fatto e la cui figlia è stata arrestata pochi giorni fa nella seconda fase di Krimisa), a 18 anni Mario Filippelli, luogotenente di Rispoli, a 5 anni Emanuele De Castro, ex braccio destro del boss in guerra con Filippelli oggi diventato collaboratore di giustizia, e a 8 anni e 8 mesi Enzo Misiano, ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno, detto Don Misio, considerato l’uomo della cosca in seno alle istituzioni. Il gup ha disposto la confisca dei parcheggi in quota alla cosca. Assolto Giovanni Vincenzino, l’ex consulente della procura di Busto accusato di aver passato informazioni agli affiliati. Condanne anche davanti al collegio del tribunale di Busto Arsizio per gli imputati che hanno affrontato il dibattimento: quattordici anni di carcere per Cataldo Casoppero (l’accusa ne aveva chiesti 16), 7 anni ad Antonio De Novara, 8 al fratello Cristoforo, 2 anni e 6 mesi a Sandra Merte e altrettanti a Giandomenico Santoro. Assolto per non aver commesso il fatto Giampaolo Laudani. Non doversi procedere per mancanza di querela nei confronti di Giuseppe Rispoli, figlio di Vincenzo, presunto boss della locale di ‘ndrangheta Legnano-Lonate Pozzolo.

Ai primi arresti del 2019, però, ne sono seguiti altri. Krimisa oggi è al quarto filone di indagine e altri procedimenti potrebbero aprirsi in attesa degli Appelli dei primi condannati. Tra questi anche quello relativo all’accusa di falsa testimonianza a carico di nove testimoni comparsi davanti ai giudici bustocchi tra i quali compare anche il nome di Alessandro Pozziconsigliere comunale fernese in passato in quota Fratelli d’Italia.

Angeli e Demoni

Il 25 gennaio tornerà in aula anche l’Appello bis di Laura Taroni, l’ex infermiera dell’ospedale di Saronno  condannata in primo grado a 30 anni per la morte del marito e di sua madre (in concorso con l’ex amante e medico Leonardo Cazzaniga già condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise del Tribunale di Busto Arsizio). Il processo ‘Taroni bis’, si è aperto dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado da parte della Corte di Cassazione.  I giudici hanno accolto la tesi dei difensori, Monica Alberti e Cataldo Intrieri, secondo cui oltre a dimenticare tredici pagine di motivazione, nella prima sentenza d’Appello la corte non aveva tenuto conto della presunta condizione mentale di Taroni al momento dei fatti.

Piazza pulita a Legnano

Sono in attesa dell’Appello anche l’ex sindaco leghista di Legnano Gianbattista Fratus, l’ex vicesindaco Maurizio Cozzi e l’ex assessore Chiara Lazzarini. I tre furono arrestati nel maggio 2019 al termine dell’inchiesta Piazza Pulita coordinata dal sostituto procuratore di Busto Nadia Calcaterra.  Gli ex amministratori legnanesi erano accusati di aver pilotato la nomina del direttore generale del Comune e quello del direttore di Amga, società municipalizzata legnanese, oltre ad aver modificato il bando per la nomina di un commercialista in Euro.Pa., altra società partecipata dal Comune di Legnano e di aver  cucito un bando su misura per il curatore d’arte Flavio Arensi (da quest’ultimo capo di imputazione Lazzarini è stata assolta come richiesto anche dal pm). L’ex sindaco  Fratus è stato condannato, lo scorso 20 aprile, a 2 anni e 2 mesi, Cozzi a 2 anni e Lazzarini 1 anno e 3 mesi. Per tutti, la sentenza di condanna prevede anche l’interdizione ai pubblici uffici: a un anno e 8 mesi per l’ex sindaco, a due anni per il vice e un anno per Lazzarini. Nel frattempo il pm Calcaterra ha chiesto il rinvio a giudizio per Arensi e chiederà la riunificazione del fascicolo davanti al gup  a quello degli altri sei indagati a piede libero nell’inchiesta, ovvero Catry Ostinelli, Paolo Pagani, Enrico Barbarese, Enrico Maria Peruzzi, Luciano Guidi e Mirko Di Matteo. L’udienza è fissata per il prossimo 19 gennaio.

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