Chi era Roberto Maroni. Dagli albori della Lega alla candidatura sfumata a Varese 

Morto roberto maroni biografia

VARESE – Anche chi non lo voleva, alla fine si è dovuto convincere: l’unico che avrebbe potuto strappare Varese al centrosinistra era Roberto Maroni. E così fu. La sua candidatura a “borgomastro” nel 2021, che ha poi dovuto ritirare a causa dei gravi problemi di salute che lo hanno portato oggi, 22 novembre, alla prematura scomparsa, fu l’ultimo atto politico di Bobo, entrato in Lega da giovanissimo per diventare da subito uno dei più grandi protagonisti. 

Le ramazze in Lega 

Sarebbe stata una competizione appassionante e certamente giocata all’ultimo voto quella tra lui e Davide Galimberti alle Amministrative 2021. La malattia, un tumore alla testa che lo ho portato via all’affetto dei suoi cari in poco più di un anno e mezzo dal primo ricovero al Circolo, gli ha tolto la possibilità di indossare la fascia tricolore di Varese. Sarebbe stato il suggello di una lunghissima carriera politica iniziata a fianco di Umberto Bossi nel 1989, anno in cui venne fondata la Lega Nord, partito di cui divenne segretario nel 2012 promettendo un profondo rinnovamento (famosa l’immagine con le scope in mano, a simboleggiare la pulizia) dopo lo scandalo dei diamanti del tesoriere Belsito

Ministro e governatore 

Nel primo dei governi di Berlusconi, nel 1994, Maroni fu ministro dell’Interno. Bossiano fino in fondo, aderì alla svolta secessionista della Lega e, nel 1996, si oppose fisicamente alla perquisizione del suo ufficio in via Bellerio su ordine della procura di Verona: venne portato via in barella. Più lunga la sua seconda esperienza da ministro, con la Lega Nord ormai tornata nell’alveo del centrodestra: dal 2001 al 2006 Maroni fu ministro del Welfare. Tornò al Viminale dal 2008 al 2011, dove si fece apprezzare per l’attività svolta spianando la strada alla sua vittoria l’anno seguente in Regione Lombardia, dove ha ricoperto il ruolo di presidente fino al 2017 promuovendo il referendum sull’autonomia.

La frase di Mao 

Roberto Maroni era sposato con Emilia Macchi, una relazione che iniziò già durante gli anni del liceo. Ha avuto tre figli, Chelo, Fabrizio e Filippo. Terminato l’incarico di governatore, provarono a metterlo ai margini della Lega. Fino all’annuncio della candidatura a sindaco di Varese, restò ai margini della vita politica, sempre più distante dalla linea nazionalista impressa da Matteo Salvini. Dopo le elezioni politiche dello scorso ottobre, che hanno segnato una battuta d’arresto netta per il partito, fu tra i pochi ad avere il coraggio contestarlo apertamente e a chiedere un nuovo segretario. 
Negli ultimi anni si dedicò alle sue grande passioni: l’organo Hammond (con il suo gruppo “Distretto 51” si è esibito in molte serate), il Milan (una fede che attirò su di sé le simpatie di Silvio Berlusconi), la scrittura (soltanto un mese fa è uscito il suo thriller fantapolitico “Il Viminale esploderà”) e la barca a vela: nel 2018 fece addirittura una traversata atlantica in catamarano in compagnia di alcuni amici. Tra le tante citazioni, ne amava in particolare una di Mao che ripeteva spesso: “Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente”. Oggi invece la sua morte ha lasciato soltanto un grande silenzio. 

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