Ndrangheta a Lonate, il sindaco: «No al silenzio, serve una scelta di campo netta»

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LONATE POZZOLO – L’appello del sindaco Nadia Rosa contro il «silenzio assordante» sulle ultime vicende emerse dalle inchieste sulla ‘ndrangheta a Lonate: «Serve una scelta di campo». Perché «qui c’è solo bianco e nero, e non ci possono essere zone grigie». Spinta ad intervenire non solo dall’ultima operazione, che ha visto coinvolti due agenti del comando di Polizia locale di Lonate Pozzolo e Ferno, ma soprattutto dalle parole della requisitoria del pm Alessandra Cerreti sui collegamenti tra ‘ndrangheta e politica a Lonate, parole che ha vissuto «con amarezza». E allora bisogna parlare. E Nadia Rosa, in apertura di consiglio comunale, usa parole chiare, chiedendo a tutti di «spezzare il silenzio», anche sui social.

Gli agenti indagati

Nadia Rosa parte dall’ultima operazione delle forze dell’ordine che ha «interessato anche i nostri uffici con perquisizioni al comando di Polizia Locale e all’Ufficio Tecnico, e visto coinvolti come indagati due commissari, che ad oggi non sono destinatari di  provvedimenti cautelari, e rimangono regolarmente in servizio». Cosa succederà? «La giustizia farà il suo corso, gli indagati avranno la possibilità di chiarire alla magistratura, e chi ha sbagliato pagherà – annuncia il sindaco Nadia Rosa – nei confronti dei due agenti sono stati adottati provvedimenti amministrativi come atto dovuto, ma per ora rimarranno regolarmente in servizio». Essenzialmente si tratta di modifiche degli incarichi assegnati ai due ufficiali di polizia locale, mentre l’organo preposto alle sanzioni disciplinari sta valutando come procedere: un eventuale procedimento disciplinare, come da prassi, verrà subito sospeso in attesa di chiarire la posizione.

Il collegamento politica-‘ndrangheta

Ma è soprattutto quanto emerso nell’ambito del processo Krimisa, di cui la seconda parte è in corso a Busto Arsizio, che ha convinto il sindaco di Lonate Pozzolo ad intervenire in consiglio comunale sul tema. Nadia Rosa fa cenno alle «pesanti condanne» comminate in primo grado a Milano per il primo stralcio dell’inchiesta: «Tra le più pesanti, quelle collegate in qualche modo alla vita politica di Lonate e Ferno, ed è per questo che sto facendo questa comunicazione». Il riferimento è a Francesco Basile, ex consigliere comunale di Lonate Pozzolo, e a Enzo Misiano, consigliere comunale di Ferno oggi sospeso. «La correlazione tra criminalità organizzata e politica locale – aggiunge il sindaco – emerge in maniera ancora più evidente nel processo a dibattimento. Nei giorni scorsi la pm Alessandra Cerreti ha tenuto la sua requisitoria e ha fatto affermazioni tranchant, su vicende che trovano riscontro nell’indagine sull’ex sindaco Rivolta e nell’indagine Krimisa». Rivelando in particolare che l’elezione di Rivolta è stata «il frutto di un accordo politico mafioso. Per la prima volta l’antimafia mette in relazione le vicende che portarono all’elezione di Rivolta con i vertici della ‘ndrangheta. Lo dice il magistrato. L’elezione, e la giunta da lui nominata, è stata sostenuta dal clan». A questo si aggiunge «l’intreccio tra le indagini sulla corruzione e Mensa dei poveri e le operazioni contro la criminalità organizzata» e gli stralci delle ordinanze in cui «leggiamo di intense manovre della criminalità» attorno alle elezioni, sia nel 2014 che nel 2018.

«Non stiamo in silenzio»

Un quadro che per il sindaco Nadia Rosa «rimarca una situazione grave», per la quale «va fatta una riflessione profonda». Anche perché tutte queste vicende sono causa di «brutta pubblicità per Lonate Pozzolo», anche se «i lonatesi sono per grandissima parte onesti». Ma quel che il sindaco tiene a evidenziare è che «in questi giorni c’è un silenzio assordante intorno a quel che si è letto». Così Rosa ricorda la «camminata della legalità che era stata un modo di dire che ci importa del nostro paese. Tanti parteciparono, però adesso non possiamo nasconderci dietro al silenzio: va fatta una scelta di campo. La criminalità va isolata e stigmatizzata ad ogni livello, perché stare in silenzio vuol dire legittimarla. Ciascuno si deve impegnare per non lasciare spazio alla criminalità». Il silenzio al sindaco fa paura: «Quando vengono lanciati segnali, come si è visto in questi giorni sui social, non si può stare in silenzio – l’appello del sindaco – io lo interpreto come “noi siamo qui siamo presenti e non ci mandate via”. Quando si può, non si deve tacere. Né per pigrizia né per mancanza di coraggio». Tanto più per chi ha ruoli istituzionali. «Noi amministratori dobbiamo dare il buon esempio, non basta essere onesti e rispettosi delle regole, occorre andare oltre, con un’attenzione maniacale per il rispetto delle regole». Il collegamento emerso nelle inchieste infatti «mette dubbi sulle decisioni delle passate amministrazioni, e da ex consigliere d’opposizione mi sono chiesta se non ho fatto abbastanza. E se in certe scelte c’era sotto qualcosa. È importante esprimere posizione netta – rimarca Nadia Rosa – in questo caso possono esistere solo il bianco e il nero, non c’è spazio per zone grigie che favoriscono la criminalità dietro ad un’apparenza di normalità». Di qui l’«importanza di una scelta di campo netta da parte di tutti, non solo a parole. È una strada lunga, ma si inizia a vedere un orizzonte di speranza e normalità». Quella di una «comunità in cui la ‘ndrangheta non deve essere punto di riferimento per nessuno, in ambito pubblico e privato».

Le reazioni

Dopo il lungo intervento del sindaco, si è aperto il dibattito in consiglio. Tra le fila del Centrodestra per Lonate, Mauro Andreoli ha espresso la sua «ferma condanna nei confronti dell’illegalità» ma anche le sue «scuse», da esponente della maggioranza che sosteneva il sindaco Rivolta, «se altri hanno agito, dietro anche alla mia buona fede, per fini politici o personali in accordo con la criminalità». Il capogruppo e già assessore Ausilia Angelino rivela di non aver «mai visto nessuna pressione. E mi fa tanto male perché sento che certe persone hanno agito alle mie spalle. Ma condanno fermamente la criminalità in ogni forma e manifestazione. Io non ho fatto accordi con nessuno, non voglio essere associata a queste persone perché non li conosco e non vedo alcun nesso tra me e loro. Troppo facile parlare con il senno di poi». Per la capogruppo di maggioranza di Uniti e Liberi Tania Manfredelli è «necessario anche dare segnali forti» come la camminata per la legalità: «Se ci saranno altre retate ed emergerà altro schifo, dovremo ancora una volta scendere in piazza. Siamo stufi, Lonate ha già sofferto. Bisogna mettere un punto».

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