Palaghiaccio vergogna da cancellare, 15 anni di flop. E adesso Busto cosa fa?

BUSTO ARSIZIO – Campus sportivo, e adesso? Dopo la revoca del project financing il Comune di Busto Arsizio ha in mano 4 milioni e mezzo da spendere, lo “scheletro” di un palaghiaccio da completare o da riconvertire e un palaginnastica, almeno in parte, da riprogettare, ma soprattutto da realizzare quanto prima. Di certo la vergogna dello “scheletrone” di via Minghetti è una macchia che, dopo 12 anni di stop-n-go senza risultati, va cancellata. Una storia fatta di ambizioni, di sfortune e di errori, che va avanti da 15 anni attraversando ormai quattro amministrazioni comunali, e passando per un’impresa fallita, l’idea del palarotelle, la “bufala” dell’università del calcio di Roberto Baggio e le molteplici traversie delle due società, Vip e Noka, che hanno tentato, senza riuscirci, il “colpaccio” della maxi-operazione sulle aree del Campus. La grande incompiuta di Busto.

La storia

La vicenda prende le mosse nel 2006, quando il Comune di Busto Arsizio (sindaco Gigi Farioli) e la Provincia di Varese (presidente Marco Reguzzoni) decidono di inserire, nell’ambito della convenzione da circa 40 milioni di euro di opere stipulata tra i due enti, il progetto del Campus sportivo di Beata Giuliana, che dovrebbe sorgere nelle vicinanze di un Campus scolastico poi accantonato, ma i cui terreni torneranno “buoni” per l’ospedale unico. Villa Recalcati stanzia 5,2 milioni per un palaghiaccio, aperto su tre lati e utilizzabile solo d’inverno, pensato in parte come alternativa a quello di Varese, quando ancora le Olimpiadi invernali di cui si parlava erano quelle, appena svolte, di Torino 2006.

I lavori

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I lavori sull’area che fa angolo tra via Minghetti e il Sempione partono quando alla presidenza della Provincia c’è già Dario Galli, con il bustocco Gianfranco Bottini suo vice e delegato alla partita. Dopo aver edificato lo “scheletro” di legno e cemento però, l’impresa costruttrice entra in crisi e lascia l’opera a metà. La Provincia interviene per assegnare i lavori di sistemazione del tetto ad un’altra impresa ma poi, prima di intraprendere la nuova gara d’appalto per completare l’opera, dal Comune arriva la richiesta di subentrare per portare a termine i lavori con possibili ritocchi. Si avvicinano le elezioni del 2011 e si vorrebbe realizzare un “palarotelle” al posto del palaghiaccio, per accontentare l’Accademia Bustese Pattinaggio confinata nella tensostruttura a fianco del Palariosto.

Si cambia

Così Dario Galli decide di devolvere a Palazzo Gilardoni i 3 milioni di euro circa ancora non spesi per il palaghiaccio e il parco circostante, lasciando al Comune l’incombenza di completare un’opera già molto controversa. Nel frattempo però emerge la possibilità di realizzare altre strutture attorno allo “scheletro”: si fanno avanti operatori privati che vorrebbero investire, tra cui anche fuochi di paglia come la fantomatica “Università del Calcio” del Divin Codino Roby Baggio e di Adriano Bacconi, l’ex analista della Domenica Sportiva. Fino a che, nel 2015, il consiglio comunale approva il bando per il completamento e gestione del Campus di Beata Giuliana, proposto dall’assessore ai lavori pubblici di allora, Paola Reguzzoni. Si ipotizzano la chiusura su quattro lati dello “scheletro”, con due piste di ghiaccio, ma anche un centro di medicina dello sport, un campo da rugby, campi da calcetto e tennis e un cogeneratore di energia, oltre ad un’area commerciale da 1000 metri quadri sul Sempione. Un’operazione da 14 milioni di euro di cui 2,5 di soldi pubblici.

Il rendering del Campus di Beata Giuliana versione Vip Immobiliare

Dalla Vip alla Noka

L’esito di quel bando di project financing è noto, finito in un nulla di fatto un anno dopo l’aggiudicazione, per via della fidejussione irregolare depositata dalla Vip Immobiliare, la società che avrebbe dovuto concretizzarlo. Nel frattempo, poco prima del voto, sempre l’assessore Paola Reguzzoni aveva messo a bilancio circa 2 milioni di euro per realizzare il tanto atteso palaginnastica sull’area del parcheggio Agesp di via Alberto da Giussano (che sarebbe stato in parte interrato). Quando la nuova amministrazione Antonelli riprende in mano la partita del Campus, si fa avanti la Noka di Stefano Perboni e i soldi a disposizione per il palaghiaccio e il palaginnastica vengono riuniti con l’obiettivo di dare “benzina” ad un nuovo project financing, ancora più ambizioso. Il progetto del Campus lievita prima a 22 e poi fino a 35 milioni di euro. Come sia finito è cronaca di questi giorni. Una revoca che cancella i sogni di gloria con vista sui Giochi di Milano-Cortina 2026.

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Il rendering del campus di Beata Giuliana versione Noka

Fallimento del Campus di Busto, la mano del gatto e la volpe

E il futuro?

Ora palazzo Gilardoni ha 4,5 milioni in mano (più qualche centinaia di migliaia di euro di fidejussione da escutere), uno scheletro da completare (demolirlo è impossibile, la Corte dei Conti avrebbe da ridire sui soldi pubblici spesi inutilmente) e un palaginnastica da realizzare (per far uscire finalmente dallo “scantinato” del Palariosto i ragazzi e le ragazze della Pro Patria del presidente Rosario Vadalà). Tenendo conto che, per una questione di altezze, l’ex palaghiaccio non può essere riconvertito in palaginnastica. Anche se quello progettato da Perboni & C. era inserito in un progetto di più ampio respiro che ormai non si potrà più completare. Nei prossimi giorni, se verrà confermata la voce secondo cui il pool di imprese non opporrà ricorso alla revoca, si inizierà a discutere su come e con quali passaggi uscire concretamente dall’impasse. Cercando le risorse per fare tutto, non solo il palaginnastica, e stringendo i tempi per renderli compatibili con le prospettive di chi attende da anni una soluzione ad un problema che dura ormai da una dozzina d’anni. E che continuerà a generare polemiche ancora per molto.

Cala il sipario sul Campus di Beata Giuliana: il Comune revoca l’aggiudicazione

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