Il mistero Maroni, lo spauracchio Saronno, le pretese dei civici

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Bobo Maroni è perplesso? Lo sono anche i leghisti

In provincia di Varese è un momento di grandi fibrillazioni politiche, soprattutto a centrodestra. L’esito delle elezioni di domenica 20 e lunedì 21 settembre, con l’incerto, incertissimo ballottaggio tra una settimana a Saronno, le tensioni per le prossime consultazioni di secondo livello a Villa Recalcati, condizionate appunto dal risultato della città degli amaretti, l’agitarsi delle formazioni civiche in cerca di identità e di spazi di interdizione; e, ancora, le opzioni per le future alleanze tra meno di un anno quando si voterà a Varese, Busto Arsizio e Gallarate, la scelta dei candidati e, tra loro, del candidato sindaco del capoluogo (Bobo Maroni?), infine, l’avvicinarsi del congresso provinciale della Lega, sono situazioni che non depongono per una tranquilla navigazione verso le urne, anzi, sono motivi di preoccupazione e di confusione. Dentro le quali agiscono certe vecchie volpi della politica, convinte che proprio nel marasma, in ossequio al detto di Mao “grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”, possono avere ancora voce in capitolo e ottenere ciò che hanno in mente, se hanno qualcosa in mente. Ma nel loro agitarsi finiscono per accrescere l’irrequietezza generale.

Prendiamo Maroni. Si è proposto come possibile primo cittadino di Varese, al punto che l’altra candidata, Barbara Bison, gli ha lasciato il passo. Un sindaco, Maroni, una volta eletto, di prestigio e di esperienza. Nelle prossime ore dovrebbe incontrare gli iscritti della storica sezione leghista di piazza del Podestà, ma, secondo fonti bene informate, non è detto che si presenti. Nel frattempo però rilascia dichiarazioni che confondono le idee. Al giornalista del Qn che gli chiede se sarà in campo a Milano, l’ex ministro risponde che in molti l’hanno pregato di candidarsi addirittura a Roma. E che la stessa richiesta gli arriva da Milano. Testuale: “E’ troppo presto per parlarne”. Ma come, non è in corsa per Varese? Perché non ha tagliato corto confermando di privilegiare la sua città d’origine? Di più. Sempre il Qn ha intervistato Gabriele Albertini. Alla domanda: Maroni candidato sindaco a Milano?, Albertini gli fa un endorsement: è esperto, può farcela. E lui, Maroni, in un post su Facebook, ringrazia sibillino “per le parole di stima. A Milano il centrodestra può davvero farcela”. Soltanto un gioco per tenere sulla corda i varesini?

Di sicuro non giocano i civici, vecchi e nuovi, veri o farlocchi, che si sono ritrovati a cena per studiare un percorso che li conduca a gestire la partita per la Provincia. Civici nuovi, dicevamo, fuoriusciti da Forza Italia in dissenso con i vertici locali, tutti appartenenti ad Agorà, l’associazione fondata dal mullah Nino Caianiello; e civici più datati, anche loro con ampie storie di partito alle spalle e con referente Marco Magrini, sindaco appena eletto nel minuscolo comune di Masciago Primo, desideroso addirittura di conquistare la presidenza della Provincia in luogo di Emanuele Antonelli. Quest’ultimo non gode più della benevolenza di molti della sua maggioranza e, nonostante la Delrio lo tenga in carica per altri due anni, sembra destinato a passare in anticipo la mano.

I civici lavorano per questo. E, per questo, guardano con ansia a Saronno. Lì, il candidato della Lega rischia grosso al ballottaggio. Se perdesse finirebbe per modificare tutti gli equilibri a Villa Recalcati, dove si voterà a dicembre con elezioni di secondo livello. Tutti pronti a scannarsi, a destra come a sinistra, per prendere il potere. Come finirà? Meglio, quanto conta davvero Saronno? Tutto. Niente.

E quanto conta la Lega? Dopo il voto, Matteo Bianchi, segretario provinciale del Carroccio, predica l’unità del centrodestra contro dolorose sconfitte come a Luino e Somma Lombardo: “Basta fare a chi ce l’ha più duro”, afferma. Qualche giorno dopo gli risponde indirettamente Francesco Speroni, storico esponente leghista, segretario della sezione di Busto Arsizio: “La Lega può andare da sola alle urne”. Prima però deve mettersi d’accordo con sé stessa.

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