Non solo sberle, ma cultura contro il disagio giovanile: a Busto assessori in rete

BUSTO ARSIZIO – La cultura come risposta al disagio giovanile che sta sfociando nel degrado che riempie le cronache del periodo post-lockdown. Per affiancare, alle inevitabili azioni repressive in atto, anche «una presenza concreta» nei confronti dei giovani di Busto. Con l’obiettivo, di medio-lungo periodo, di «rafforzare le proposte culturali per scongiurare che si possano alimentare nuovi episodi». In campo tre assessori, che hanno deciso di avviare «una riflessione culturale, in senso lato, in seguito agli episodi di cronaca» delle ultime settimane. La vicesindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli, il delegato ai servizi sociali Osvaldo Attolini e quello all’educazione Gigi Farioli. Che si sono trovati, simbolicamente, in quella che Maffioli definisce «una della case della cultura della città», la sala Monaco della Biblioteca civica.

Maffioli: «Una risposta culturale»

«Mi ha colpito in particolare il presunto movente della violenza di settimana scorsa» ammette la responsabile della cultura Manuela Maffioli, riferendosi al giovane appena diciottenne che ha dato una bottigliata alla gola di un quattordicenne perché lo avrebbe “guardato male”. «Serve innanzitutto una risposta culturale – secondo Maffioli – noi siamo qui per dare un segnale non solo di attenzione ma anche di presenza concreta, nei confronti di un target di giovani che ha esigenze trasversali rispetto alle nostre competenze, a cui ciascuno di noi deve dare risposte». Puntualizzando che «l’amministrazione non intende sostituirsi a nessuno, né alla famiglia né alla scuola nei loro ruoli – puntualizza Maffioli – la risposta è un mosaico a cui ciascuno può concorrere con il proprio tassello, ma deve essere articolata e arrivare attraverso linguaggi e canali diversi».

Attolini: «Lavorare con la cultura»

«C’è un grave problema educativo tra i Millennials e la Generazione Z che va preso in considerazione – sottolinea l’assessore ai servizi sociali Osvaldo Attolini – spesso i genitori stessi sono impotenti di fronte ad una cultura trasversale che passa attraverso la scuola e i social, e spesso sono indifesi rispetto a questa problematica, perché dalle medie in poi si creano contesti di amicizie che sfuggono al loro controllo». Ecco perché, ammette Attolini, «serve una collaborazione più stretta per andare a rivolgersi alla massa dei giovani che sta sotto la punta dell’iceberg dei più “agitati”, quella che segue la logica del branco e che è ancora recuperabile». Per intercettare questo target, occorre «lavorare con la cultura, la musica, la biblioteca, il teatro, anche aiutandoli economicamente attraverso l’assessorato all’inclusione».

Farioli: «La repressione non basta»

«L’istituzione – spiega l’assessore all’educazione Gigi Farioli – ha il compito non solo di mettere in campo la “diga” della repressione, ma anche di far emergere in rete tutto ciò che è prevenzione del degrado che sta montando, e del disagio giovanile, sociale ed educativo, di cui bullismo, vandalismi e violenza sono una manifestazione». Gli interventi già in atto nei diversi settori vanno «sistematizzati», con l’obiettivo di «incrementare questo sforzo», interloquendo con le istituzioni e la scuola, ma anche di «investire di più», creando un «patto di collaborazione» a tutti i livelli, finalizzato alla «prevenzione del rischio di deviazioni, anche cogliendo i segnali precoci» grazie alle agenzie educative.

Rafforzare i progetti

«Un’azione di medio-lungo periodo», come fa notare Attolini, che però ha già le gambe per correre, grazie ai fondi presenti nei capitoli di bilancio e alle opportunità dei bandi. Maffioli è pronta a lanciare «un appello all’associazionismo culturale a mettere in campo esperienze da formalizzare in questo senso». Non si parte da zero: quanto sta accadendo è l’occasione per «potenziare le politiche già in atto sul target di bambini, adolescenti e giovani, da zero a “n” anni» aggiunge Manuela Maffioli, che ricorda iniziative come “Nati per leggere” e “Nati per la musica”, laboratori nei musei e visite guidate per le scuole alle mostre (come quella su Leonardo che ha coinvolto ben 124 classi), le riflessioni della settimana dell’infanzia e dell’adolescenza, e ancora “Opera domani” al teatro Sociale, la Young reading challenge e l’area gaming in Biblioteca. Attolini cita il progetto “Rifrazioni“, con il censimento dei bisogni nelle scuole e l’educativa di strada, mentre Farioli accenna al progetto “Ricucire i sogni” della Cooperativa Davide, che va alla ricerca dei segnali di disagio. Anche gli spazi «ci sono, penso alla Biblioteca che in tempi normali scoppia di ragazzi», sottolinea Maffioli, «magari necessitano di una riorganizzazione di essere messi in rete con spazi privati».

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