Spettacoli sospesi, i teatri di Gallarate: «Norme assurde, non siamo stati ascoltati»

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GALLARATE – Con la sospensione degli spettacoli stabilita con il Dpcm in vigore da lunedì 26 ottobre, per i teatri italiani continua «una serie di nonsense» iniziata con il primo lockdown. A denunciarlo è Rosanna Bergonzi, titolare insieme a Marco Negri di Melarido: la società che a Gallarate gestisce il Condominio e il Popolo, e a Legnano il Tirinnanzi, già nei mesi scorsi aveva raccolto l’allarme lanciato da numerose sale per le difficoltà generate dall’emergenza Covid.

Non sono state consultate le associazioni di categoria

«È assurdo che, dopo tutte le misure da noi adottate per la prevenzione del Covid, ci abbiano fatto chiudere: non ce l’ho con il Governo, ma ci voleva un minimo di organizzazione». Come ha spiegato Bergonzi, «aprire, e riprogrammare gli spettacoli, ha comportato spendere un sacco di soldi: non si tratta semplicemente di chiamare una compagnia teatrale, ma anche dover gestire tutti gli spettatori che avevano già comprato il biglietto».
E il fatto che il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini abbia accolto con favore la proposta di portare il teatro sulla Rai non cambierà le cose: «Restiamo comunque chiusi. Significa che non ha capito niente di noi, che ci sono dei lavoratori, un indotto, dei costi e degli affitti. Dopo il primo lockdown, che il 23 febbraio ci ha visti interrompere le attività, ci è stato detto che avremmo potuto ripartire a giugno. Ma lo sa Franceschini che in quel mese i teatri chiudono e semmai ci sono quelli all’aperto? Per tutte le sale la stagione è tra ottobre e fine maggio: non ha consultato le categorie del settore».

Un posto sicuro

Tra ventilazione, sanificazione prima e dopo, plexiglas, termometri, il tracciamento dati che ha richiesto l’assunzione di maschere in più e il gel, «abbiamo fatto tutto quanto è stato richiesto, e non è costato poco. Mentre a Legnano ha suonato solo il Trio Nuances, a Gallarate siamo riusciti a fare uno spettacolo per Duemilalibri, vedere sindaco e assessori per una sera sola e poi la Regione ha chiuso tutto alle 23: sarebbe bastata un’ora in più, anche qui le categorie del settore non sono state considerate».
Come ha sottolineato Bergonzi, il suo non vuole essere un discorso politico, ma realistico: «In questo Dpcm, per esempio, non c’è nulla che riguardi i trasporti. E nel caso dei ristoranti, come si può dire loro di stare aperti fino alle 18, cosa stanno a fare fino a quell’ora? Quanto a noi, siamo basiti. Perché ci hanno fatto spendere migliaia di euro? I teatri italiani hanno fatto circa 1800 spettacoli nella stagione che non è stata completata. Quanti sono stati i casi di persone positive al Covid riscontrati in questo numero? Uno solo. Se c’è un posto sicuro quello è il teatro, così come la maggior parte dei ristoranti. Sarebbe stato meglio lasciare loro la possibilità di restare aperti almeno fino alle 23 e agire in modo più chirurgico: in posti come metropolitane, treni e autobus si sta stipati come nelle scatole delle acciughe, è ridicolo. Se però è questa la decisione, ci atteniamo alle regole. Non critico il Governo, ma la disorganizzazione».

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