Al Castello tira aria di dimissioni. La scena politica di Fagnano va in fibrillazione

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FAGNANO OLONA – Elena Catelli rompe gli indugi e anticipa la discussione e il voto in consiglio sulla torre. Non più al 29 giugno come da programma, bensì qualche giorno prima, il 22 giugno, durante l’assise civica richiesta dalle opposizioni. La decisione è stata presa ieri (martedì 15 giugno) durante una riunione dei capigruppo non priva di tensioni. E dove il primo cittadino, oltre a dare il via libera all’anticipo del punto, ha ribadito il possibile “fine corsa” per Più Fagnano in caso di voto contrario della maggioranza della sua maggioranza sul capannone di via Cervi.

Lo stillicidio

La torre è l’ultimo di una lunga serie di nodi venuti al pettine di un’amministrazione che, dopo aver incassato una vittoria roboante e schiacciante, si è fin dalle prime battute imballata e avvitata su sé stessa. A nulla, nel corso del biennio amministrativo trascorso, sono serviti i tentativi messi in atto per rimettere in carreggiata una maggioranza che si è trasformata in un Vietnam. Non sono serviti i rimpasti e neppure le dimissioni rassegnate e poi ritirate dalla stessa Catelli un anno fa.

Un cammino a ostacoli, dove anche un piccolo granello di sabbia ha spesso causato il tilt degli ingranaggi. Ingranaggi sui quali hanno agito anche vecchie ruggini, giochi di veti incrociati, “speteguless” che rare volte sono rimasti nelle segrete del Castello. E spesso sono rotolate sulla pubblica piazza, creando fibrillazioni, mal di pancia e fiaccando una squadra via via sempre più zoppicante.

Insomma un campo minato sul quale la torre, anche sulla spinta del comitato cittadino, potrebbe (salvo inversioni a U di massa e dell’ultima ora da parte di Lega e Forza Italia) saltare. E con il capannone di via Fratelli Cervi potrebbe venire posta una pietra sopra anche sull’avventura amministrativa di Più Fagnano. Ma, come insegna Giovanni Trapattoni, “mai dire gatto se non ce l’hai nel sacco“.

Se Atene piange…

Ma non è solo il cosmo di Più Fagnano ad essere agitato. Segnale che negli ambienti politici locali si fiuta l’arrivo della fine. E dell’inizio di un altro cinema. Certo i fari di scena sono tutti puntati su ciò che accade al Castello. Ma nei meandri meno illuminati si registrano scossoni e movimenti tellurici. Che hanno come epicentro i gruppi di opposizione civici.

La notizia, che in realtà era circolata tempo fa, è che i dem fagnanesi hanno preso “baracca e burattini” e salutato la compagnia civica di Siamo Fagnano. Che aveva e ha continuato ad avere come punto di riferimento Marco Baroffio. Segno che la “fusione a freddo”, pur non essendosi mai scaldata a questo punto ha perfino grippato. Dettaglio che non va dimenticato per leggere lo scenario: a oggi il Pd non ha eletto alcun consigliere al Castello.

Secondo le info, chi si sposta (o sta cercando di farlo) è proprio il partito democratico. Il gruppo civico Siamo Fagnano, infatti, da tempo (almeno stando a quanto si è potuto osservare in consiglio e non solo) sta lavorando con l’altra lista civica di minoranza, ovvero Fagnano Bene Comune. Gruppi che, seppur di estrazione diversa e composita, hanno sempre messo da parte le bandiere di partito per mettere in campo un’azione di opposizione condivisa (anche con i Cinque stelle a dir la verità) su una serie di temi.

Chi è nel mezzo del guado, a questo punto è proprio il Partito democratico, la cui componente storica pare abbia già cercato di approcciare i civici di Paolo Carlesso. Con l’obiettivo, raccontano sempre i ben informati, di rimettere in pista l’evergreen Federico Simonelli. Che in questi anni ha sempre tenuto un profilo defilato, senza mai staccare davvero la spina su quanto si è mosso sulla scena politica.

Rumors? Piuttosto avvisaglie, o meglio prodromi di una ricomposizione (piuttosto travagliata) della geografia politica fagnanese che potrebbe essere ben diversa da quella di due anni fa. Tanto più se fosse vero che all’orizzonte stanno spuntando altre sorprese: da altri pezzi politici che potrebbero lasciare Siamo Fagnano (Davide Bevilacqua di Azione) a Forza Italia che, è evidente, in questo centrodestra, dove sono volati tutti gli stracci possibili e immaginabili, non ci può più stare.

Insomma, se Atene piange… Sparta non ride.

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